“Ho paura torero”: un intreccio di passioni e resistenza al Teatro Argentina
Lo spettacolo “Ho paura torero“, nella sua attuale riproposizione al Teatro Argentina di Roma, si conferma come una vibrante e toccante reinterpretazione dell’omonimo romanzo di Pedro Lemebel.
Grazie alla regia di Claudio Longhi e alla drammaturgia e interpretazione di Lino Guanciale, la messa in scena affonda le mani nel cuore martoriato del Cile di Pinochet, restituendo un affresco dolente ma intriso di un’umanità disarmante.
Guia Buzzi opta per una chiave di lettura scenografica sorprendentemente essenziale, quasi minimalista; tuttavia, questa apparente sobrietà viene costantemente superata e ampliata dall’azione degli attori, che si muovono con naturalezza anche tra il pubblico e sui palchi, estendendo di fatto lo spazio scenico e immergendo gli spettatori nel cuore della narrazione.
Accanto a Lino Guanciale e Mariano Pirrello (un volto noto al pubblico per la sua lunga collaborazione con Guanciale nella fiction “Commissario Ricciardi”), che interpreta con grande efficacia il generale Pinochet, ci sono Daniele Cavone Felicioni, Francesco Centorame, Michele Dell’Utri, Diana Manea, Sara Putignano e Giulia Trivero, che si destreggiano con versatilità tra molteplici ruoli, contribuendo a popolare il vivido universo di Lemebel.
Lino Guanciale, nei panni della Fata dell’angolo, offre una performance attoriale di rara intensità e delicatezza. Lontano da facili caricature, incarna con naturalezza e profonda umanità il travestito, ex prostituta, che nella sua umile dimora ricama sogni e accoglie l’amore inaspettato per il giovane rivoluzionario Carlos. La sua Fata è fragile e combattiva, sarcastica e tenera, un faro di resistenza interiore in un mondo dominato dalla brutalità. Guanciale non “interpreta” un genere, ma abita un’anima, restituendone la complessità senza filtri.
I personaggi di Pinochet e di sua moglie si presentano in modo volutamente sopra le righe, con toni satirici e caricaturali, per sbeffeggiare il potere e la sua ottusa arroganza, in perfetta sintonia con lo spirito corrosivo e irriverente di Pedro Lemebel.
Proprio come nelle sue opere, anche sul palcoscenico non ci si risparmia nel mettere a nudo i tic e le manie sessiste e fasciste di una destra sudamericana che Lemebel ha sempre combattuto.
Lino Guanciale, interpretando un personaggio che condivide la sensibilità e la condizione dell’autore, si trova al centro della narrazione, mostrando la propria vulnerabilità ma anche una resistenza fiera, suscitando nello spettatore una profonda commozione per la sua umanità.
Le note malinconiche e appassionate delle canzoni cilene si intrecciano tra le scene, accentuando le emozioni e richiamando l’atmosfera di un paese ferito ma mai domo.
Lo spettacolo, che oscilla tra visioni oniriche e la durezza della realtà, tra il fervore del desiderio e le opprimenti dinamiche politiche, svela il percorso inevitabile delle passioni, celebrando la scrittura acuta, vibrante, provocatoria e profondamente umana di Pedro Lemebel.
“Ho paura torero” al Teatro Argentina non è solo la storia di un amore (improbabile sullo sfondo di una dittatura, ma è un inno alla libertà individuale, alla dignità di chi non si conforma, alla forza sovversiva dell’amore. È un monito sulla fragilità della democrazia e sulla necessità di resilienza.
La rappresentazione ribadisce ancora una volta la missione del Teatro Argentina, che da sempre si impegna a presentare teatro di alta qualità artistica e intellettuale. Opere come “Ho paura torero” non solo sanno suscitare emozioni ma invitano anche il pubblico a riflettere, lasciando un’impronta duratura.
Gaetano Menna
L’11 aprile pomeriggio c’è stato un incontro con il pubblico della compagnia di “Ho paura torero”. Potete leggere QUI l’articolo sul focus di approfondimento.