Erika Dagnino, interviste sulla musica
ERIKA DAGNINO
Interviste sulla musica:
nel gesto, nel suono
Edizioni Casa Musicale eco
Monza 2010, 67 pp, 12 euro
Erika Dagnino è un’artista polivalente i cui lavori sono stati pubblicati in Italia, Gran Bretagna e Usa. Vive la scrittura come una partitura e la musica come un romanzo in note. Le sue poesie, i suoi dischi di parole e suoni, i suoi reading, sollecitano un’immersione a 360 gradi nell’arte senza confini.
Il suo impegno ci ricorda molto la stagione “on the road” della beat generation, di scrittori come Jack Kerouac, William Burroughs, Allen Ginsberg, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti… E, non a caso, Erika vive la sua irruenza artistica on the road, alla ricerca di incontri, di fusion, di commistioni. È profondamente convinta che l’arte non è solo espressione individuale, ma nasce, si arricchisce, dagli incontri. Non è solismo ma ensemble.
Questa premessa è indispensabile per comprendere appieno il suo volume “Interviste sulla musica: nel gesto, nel suono”. Apparentemente sembra una specie di rivista di musica sperimentale. In realtà è un pregnante libro a più voci per riflettere sulla musica, per capirne i fermenti, per ragionare sul “suono multisensoriale” che è musica ma, allo stesso tempo, poesia, narrativa, pittura, fotografia, cinema, teatro…
Erika ha sete di conoscenza e di trasmettere, in una lettura corale, alcune sue convinzioni che ritrova nel percorso che svolgono 15 musicisti (ed un fotografo), da lei conosciuti ed apprezzati.
La sua, in fondo, è una circumnavigazione attorno ad una parola obsoleta come “Musica”, vista – come annota Erika Dagnino – «dalla sua scaturigine al suo manifestarsi, nell’aderenza e penetrazione di spazi concentrici, dall’ambiente alla dimensione d’ascolto, dall’ipotetico o possibile spazio dell’opera, fino a un’ulteriore quanto reale quarta dimensione spazio-temporale». E ancora approfondendo «l’evento artistico musicale dall’improvvisazione alla composizione, dalla partitura alla sua multi-percepibile diramazione attraverso e all’interno di spazio e tempo, implicando un territorio comune tra chi crea e chi ascolta, senza la negazione a priori di una co-creazione possibile».
A colloquio con: Francesco Denini, violinista, compositore, musicologo italiano; Biggi Vinkeloe, sassofonista, flautista e compositrice svedese, nata in Germania, che ha vissuto in Francia e risiede in Svezia; Chris Brown, musicista e compositore americano, docente di musica elettronica; Magnus Rosé, bassista svedese dal 2007 nella Hammerfall band; Carla Magnan, pianista, clavicembalista e compositrice italiana; George Haslam, fiatista inglese; John Russel, chitarrista inglese, Evan Parker, una delle voci più importanti della sperimentazione jazz; India Cooke, violinista e compositrice americana; Garrison Fewell, americano, il Bill Evans della chitarra; Peeter Uuskyla, pluristrumentista svedese; Lisle Ellis, bassista e compositore americano; Claudio Lugo, sassofonista e direttore d’ensemble italiano; Donald Robinson, batterista e percussionista americano; Stefano Pastor, violinista italiano; Roberto Masotti, noto fotografo italiano di eventi artistici.
L’altro terreno di indagine che affascina l’autrice è quello della fruizione musicale. L’ascoltatore non è soggetto passivo, ma attivo, partecipa all’espressione artistica. Il rapporto esecutore-fruitore è scandagliato a fondo.
E poi si chiede: come si ascolta? Come “si partecipa”? Con la testa certo, ma anche con il corpo, con l’anima. Non ci sono limiti all’io percettivo «dove l’ascoltatore, ma anche l’artista ha facoltà o necessità – scrive l’autrice – di ridurre tutta la sua persona ad un unico senso e/o alla totalità e specificità dei sensi spendibili, in una continua dialettica tra frammentazione e ricomposizione, tra separazione e riassunzione globale».
Nelle storie multisensoriali che le raccontano i musicisti incontrati, in fondo, Erika trova se stessa. Il suo è uno specchiarsi nell’ arte liquida. Nelle vite altrui, nell’arte, trova il senso della vita.
Gaetano Menna