NapoliTeatro

Come pipistrelli, nel buio dell’esistenza

La recensione

NAPOLI – Ci sono interpretazioni che sanno colpire lo spettatore nel profondo dell’anima, che infliggono colpi per destarci dal torpore, scuotendo le nostre coscienze. Ed è quello che accade vedendo recitare le bravissime Donatella Finocchiaro,Claudia PotenzaAntonia Truppo in Taddrarite – Pipistrelli, spettacolo scritto e diretto da Luana Rondinelli nel 2011 (già vincitore Premio Roma Fringe Festival 2014 per la migliore drammaturgia).

La pièce è stata allestita nella suggestiva cornice del cortile d’onore di Palazzo Reale, all’interno del Napoli Teatro Festival. Siamo nel cuore del capoluogo partenopeo, sotto un cielo stellato, accarezzati da un leggero vento, mentre vediamo in scena le tre donne. Interpretano tre sorelle in una Sicilia atemporale, cinte in abiti neri, mentre commemorano il marito defunto di una di loro. 

Sulla scena scarna ci sono solo tre sedie e la bara, anch’essa nera. Ma il palco è riempito dalle tre donne che, in un siciliano impeccabile, ci accompagnano nel loro mondo più intimo, costituito da soprusi, violenze domestiche celate agli occhi degli altri. Un universo femminile soppiantato dalla paura delle dicerie, delle malelingue. La regia è essenziale e contribuisce così a risaltare le interpreti. Particolarmente incisive risultano anche le musiche di Ottoni Animati e Roberta Prestigiacomo

La bellezza del testo, resa perfettamente dalle attrici, è quella di riuscire ad affrontare parallelamente tre drammi utilizzando l’arma dell’ironia, scandita da un rosario recitato come una nenia. Le donne confessano l’indicibile, ai piedi della bara, lasciandosi travolgere in un vortice di emozioni. Assistiamo così ad una notte di veglia, come nelle più antiche tradizione siciliane in cui “u luttu” va onorato, per accompagnare il defunto nell’aldilà.

Nonostante tematiche come la morte, la violenza sulle donne, attraverso Taddrarite si sorride alla vita che continua, che prosegue nella speranza che le generazioni future non ricadano negli errori dei padri. Le protagoniste sono come i pipistrelli che danno il titolo all’opera – viene da pensare – loro che vivono al buio, rifuggono la luce per paura, ma allo stesso tempo, proprio come i pipistrelli, andrebbero preservate e protette. Sono il simbolo della rinascita e della profondità interiore.

Monica Menna