Teatro

Malasanità e parenti terribili


La recensione. La finzione è una fotografia della realtà. “Nemici come prima”, al Teatro de’ Servi di Roma fino al 25 marzo 2012 – testo teatrale di Gianni Clementi, con la regia di Ennio Coltorti (che ne è anche protagonista) – ha un taglio di commedia realistica e di costume che subito si avverte all’apertura del sipario. Ci viene in mente il teatro filmato di Jean Cocteau della sua pellicola del 1948 “I parenti terribili”.

Le scene di Alessandro Chiti infatti ricostruiscono con grande accuratezza l’asettica sala di attesa ospedaliera del reparto terapia intensiva, con ascensore e macchina erogatrice di caffè. In questo ambiente si ritrovano i parenti del capostipite familiare, titolare di un’attività redditizia (32 macellerie) ed un corposo patrimonio immobiliare gestito però da despota.

La commedia ironica e divertente fa emergere il lato peggiore dei personaggi che litigano per questioni di denaro mentre il ‘padre-padrone’ lotta con la morte.

Si ride di gusto grazie ad attori di grande esperienza. Ennio Coltorti è il ‘devoto’ genero del capostipite (e quanto gli sia legato lo scopriremo nel corso della rappresentazione) che, ancora in pigiama, si precipita con la moglie (Giulia Ricciardi) al capezzale dell’anziano. Giungeranno in ospedale anche l’altra figlia (Adriana Ortolani) e l’affezionata badante rumena (Loredana Piedimonte).

Pietro De Silva (co-protagonista con Coltorti) interpreta bene la figura dell’infermiere cinico e approfittatore, impegnato nei suoi piccoli affari extra-lavoro (il rapporto con l’impresa di pompe funebri, addirittura la vendita delle sigarette).

La commedia ci fornisce uno spaccato di un’italietta profittatrice, meschina e venale. Lo fa con toni leggeri, ma non manca di far riflettere lo spettatore sui veri valori, sul ruolo della famiglia. C’è anche, tra gag e battute, una ‘denuncia con il sorriso’ – potremmo definirla così – sulla malasanità.

Il messaggio – tra le pieghe di questa frizzante e brillante pièce, che diverte molto – è che l’amoralità della collettività è prima di tutto, e soprattutto, amoralità del singolo.

Claudio Costantino