Teatro

Successo al Quirino del teatro di Peppino


La recensione della prima – Una farsa grottesca e comica sulle credenze popolari, sulla fortuna e il malaugurio è “Non è vero ma ci credo”. La commedia è opera di Peppino De Filippo e viene proposta al Teatro Quirino fino al 10 novembre nell’adattamento diretto da Michele Mirabella. Lo spettacolo è stato inserito all’interno del cartellone del Teatro Quirino all’ultimo minuto, in sostituzione della commedia con Marisa Laurito “La signora delle mele”.

“Non è vero ma ci credo” è una sorta di Commedia dell’Arte ambientata negli anni ’50 (resi splendidamente dalla dettagliata scenografia), animata da tre maschere Gervasio, Sammaria e Malvurio.

Gervasio Savastano è interpretato da un eccezionale Sebastiano Lo Monaco. L’uomo, a capo di un’azienda, è noto per il suo essere superstizioso sino a sfinire chi lo circonda (la moglie, la figlia, i suoi dipendenti). Cornetti rossi, gatti neri da evitare, gobbe da strofinare; ogni gesto è importante per allontanare da sé la sfortuna.

Sammaria Alberto (interpretato da Antonio De Rosa) porta gioia e fortuna nella vita di Gervasio. Il giovane possiede una prospiciente gobba beneaugurante e non a caso dal momento del suo arrivo si verificano molteplici eventi favorevoli nella vita di Gervasio. Al contrario, invece, l’ingresso in scena di Malvurio Belisario (interpretato da Carmine Borrino) è sempre presagio di sventure per cui scoppiano acquazzoni improvvisi, gli orologi si fermano di colpo…

Sulla scena spiccano anche tre donne: Lelia Mangano De Dilippo (ultima moglie di Peppino), nel ruolo di Teresa, moglie di Gervasio, decisamente più razionale del proprio marito, la giovane Maria Laura Caselli nel ruolo di Rosina, figlia di Gervasio e Teresa, apparentemente una ragazza un po’ ingenua, che sembra pronta a rinunciare al proprio amore per assecondare il volere del padre ma che poi si rivelerà molto più astuta e infine Margherita Coppola nella parte di Mazzarella, la segretaria di Gervasio, che porta una nota di colore con i suoi abiti che non passano inosservati.

Non manca un lieto fine dal sapore sorprendente, una vera e propria epifania; i personaggi si svelano per ciò che sono realmente, si tolgono la gobba e gli occhiali scuri per manifestarsi realmente al pubblico e allo scaramantico Gervasio. E Peppino da buon napoletano ammicca al pubblico attraverso Gervasio: pure se non sarà vero, sarà meglio crederci…

Monica Menna