Teatro

Teatro dell’Orologio: obitorio per vivi


La recensione. “Battuage” è andato in scena al Teatro Orologio di Roma (Sala Orfeo), dal 2 al 4 maggio 2014, registrando il tutto esaurito e grandissimo successo, con applausi finali intensi e prolungati. Il nome dello spettacolo è un finto francesismo, probabilmente coniato all’interno della comunità gay, per definire scherzosamente i luoghi battuti da persone in cerca di rapporti sessuali occasionali.

Gli attori sono in mutande o travestiti, il linguaggio e la gestualità sono osceni e triviali. Ma non c’è niente di erotico, di eccitante. È un sesso senza pulsioni, costrizione più che piacere. Spettacolo duro e impietoso su realtà urbane e situazioni che facciamo finta di non vedere ma che sono reali, verosimili.

Lo spettacolo turba; ma più che la morale, turba le coscienze. Perché chi si prostituisce lo fa per necessità per costrizione. C’è un degrado morale dell’individuo ma anche della collettività che consente tutto ciò.

In evidenza le debolezze, le fragilità ed anche i sogni infranti, le aspirazioni che non hanno trovato soluzioni soddisfacenti.

C’è un’umanità dolente che si muove nelle aree degradate e nei cessi pubblici, che cerca di attirare clienti ma che, soprattutto, cerca di attirare attenzione, che vorrebbe un’altra vita, che non arriva perché “Pretty woman” è solo un film. Come dice efficacemente l’autore, regista e protagonista Joele Anastasi, è un “obitorio per vivi”, quello in cui si trovano i personaggi.

I protagonisti, a partire da Anastasi, sono davvero bravissimi, dando spessore ai personaggi che urlano, lottano, si disperano. Gli altri interpreti sono Enrico Sortino, Federica Carruba Toscano e Simone Leonardi.

Monologhi e dialoghi si susseguono, con le varie storie che si intrecciano. Mentre alcuni attori recitano, gli altri restano comunque in scena, si truccano e indossano i costumi sullo sfondo. Il flusso narrativo prosegue incessante e senza pause.

Monica Menna