Teatro

Shakespeare in versione gipsy


La recensione della prima. Particolare e nuova la rilettura che Giancarlo Sepe ha realizzato per il classico shakespeariano “Molto rumore per nulla”. Una versione gipsy che vede interagire sul palco quindi un gruppo di nomadi, gente di strada che ha il proprio accampamento alle porte di Messina (e sul palco leggiamo da destra a sinistra il nome della città a lettere cubitali).

In questo mondo di gitani le storie d’amore rivivono nei racconti, sul sottofondo di musiche etniche. Si raccontano storie, vere o presunte, si balla, si cucina, si allestiscono matrimoni, si inscenano funerali. La pièce è un susseguirsi frenetico di eventi. Seguiamo l’organizzazione del matrimonio tra Claudio e Ero in una scena che sembra un piccolo quadro popolato da tanti personaggi; gli attori diventano quindi figure pittoriche plastiche. E ancora, parallelamente, seguiamo il rapporto di amore e odio tra Benedetto e Beatrice: misogino lui, bisbetica lei, non fanno altro che discutere e adorarsi. È un continuo duello di parole.

Da sottolineare le interpretazioni di Francesca Inaudi (che il grande pubblico ricorderà protagonista di fiction di successo da “Distretto di polizia” a “Tutti pazzi per amore”) e Giovanni Scifoni. I due attori rendono splendidamente i rispettivi personaggi di Beatrice e Benedetto, i loro dialoghi sono dei botta e risposta sarcastici e pungenti ma che sanno anche di affetto recondito. Merita una sottolineatura tutta la nutrita compagnia dove ogni interprete ricopre perfettamente un ruolo importante.

La scenografia diroccata restituisce bene l’idea di un accampamento sotto le stelle, così come sono di effetto anche i costumi indossati dagli attori in particolare quelli delle donne con gonne ampie, colorate e sonagli pendenti, modello Esmeralda di Notre Dame.

Monica Menna