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Teatro Ghione: Moccia e il suo Compagni di banco

Dal 5 al 17 Maggio al Teatro Ghione di Roma, va in scena “Compagni di Banco” di Federico Moccia (che ne cura anche la regia), Gianni Corsi, e Christian Marazziti. In scena Michela Andreozzi, Francesco Apolloni, Christian Marazziti, Flora Canto e Lorenzo Zurzolo.

Ci sono amicizie che resistono al tempo, nascono dai banchi di scuola e ti accompagnano per tutta la vita. Altre che non ce la fanno e si perdono, e durante la vita, a volte, ti ritrovi a pensare con nostalgia a quel rapporto così sincero, così complementare, e pensi a quanto sarebbe bello avere quel tuo amico a fianco anche adesso che la scuola non vi tiene più vicini. “Compagni di banco” è una commedia, quasi una favola, per chi vuole ridere ed emozionarsi, che tratta con ironia e sentimento l’importanza di essere testimoni attenti l’uno nella vita dell’altro.

Stefano (Francesco Apolloni) incontra Antongiulio (Christian Marazziti) proprio nel momento peggiore per quest’ultimo, mentre è in piedi sul parapetto di Ponte Sisto e riflette se è meglio concludere buttandosi nel fiume la sua esperienza sulla terra. Stefano, allegro e un po’ incosciente, e Antongiulio, preciso e un po’ timido, si incontrano così, dopo 25 anni, loro che erano stati compagni di banco e migliori amici al liceo. Stefano prima tira giù dal parapetto Antongiulio, poi lo riconosce e decide di non lasciarlo solo, almeno finché non sarà sicuro che l’altro abbia rinunciato a buttarsi. Lo porta con sé a conoscere il figlio, con cui non è mai riuscito a entrare in sintonia, Riccardino (Lorenzo Zurzolo), e a rincontrare dopo tanti anni la sorella Lorella (Michela Andreozzi), con cui c’è ancora una misteriosa questione da risolvere, fin dai tempi di scuola

A sconvolgere ancora di più la situazione familiare allargata, arriva Claudia (Flora Canto), una bellissima attrice di provincia, a Roma provvisoriamente per un provino e in cerca di ospitalità, che risveglierà l’energia giovanile dei nostri protagonisti e la maturità del piccolo Riccardino.

M. M.