Teatro

Teatro Sala Umberto: Riccardo Rossi racconta, in poltrona, le fasi della vita.


La recensione della prima. “That’s life” (questa è la vita) è il nuovo lavoro teatrale di Riccardo Rossi, con la regia di Alberto Dirisio (che aveva firmato anche il precedente spettacolo del 2014 “L’amore è un gambero”).

Rossi aveva iniziato nel 1984 con il film di successo “College” di Castellano & Pipolo, seguito l’anno dopo da “Mamma Ebe” di Carlo Lizzani. In televisione l’esordio con la fortunata serie “I ragazzi della terza C” nel 1986. In teatro è giunto più tardi, nel 2002, con “Pagine Rossi” diretto da Cristiano D’Alisera. In 14 anni ha portato in scena, come autore ed attore, nove spettacoli (compreso l’attuale) tutti con grande successo.

Anche “That’s life” si annuncia ad alto gradimento, come ha dimostrato l’apprezzato debutto romano martedì 15 al Teatro Sala Umberto, dove viene replicato fino al 27 marzo 2016. È un efficace e molto divertente one man show in cui racconta tutte le fasi della vita; in scena solo un megaschermo – su cui si proiettano scritte e foto – ed una elengantissima Poltrona Frau.

Dissacrazione, (auto)ironia, comicità: si parte subito dalla “fine”, dalla lapide al cimitero per esorcizzare la morte. Facendo una raccomandazione a coloro che hanno una certa età: stiamo attenti alle fototessere, sarà una di esse a diventare l’immagine di noi, riportata sul freddo del marmo, che durerà per l’eternità.

Fatti i dovuti scongiuri, si avvia il racconto, che parte dall’inizio – da 0 a 15 anni (l’età dell’innocenza) – per proseguire al periodo dai 15 ai 18 (l’età dell’incoscienza), saltando da una stagione all’altra, con riflessioni che si susseguono non in ordine cronologico.

Parla così degli splendidi settantenni del rock, con la pelle come “cuoio” (con in evidenza l’immagine di Keith Richards dei Rolling Stones); dei sessantenni sempre in viaggio. Invece i cinquantenni sono giunti all’apice (ed ora gli tocca la discesa).
Qualche scricchiolio per i quarantenni quando una ragazzina, per la prima volta, gli dà il “lei”. Ci sono gli ottantenni che cercano stimoli nella quotidianità.

Quelli del comico sono racconti generali, per categorie, ma anche personali con gli scatti tratti dal suo album (la foto di classe alle elementari, il vestito da Zorro alla prima festa di Carnevale).

Rossi, con lievità, sfoglia il libro della vita, divertendo e coinvolgendo. Il suo è uno spettacolo delizioso in cui si ride molto e, per forza di cose, ci si ritrova.

Sergio Martinelli